SAN GIOVANNI BOSCO, PRESBITERO – MEMORIA
Colore Liturgico Bianco
Prima Lettura
Avete dovuto sopportare una lotta grande. Non abbandonate dunque la vostra franchezza.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 10,32-39
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi.
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
Ancora un poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà.
Il mio giusto per fede vivrà;
ma se cede, non porrò in lui il mio amore.
Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 36 (37)
R. La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore. R.
Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno. R.
Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano. R.
La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. (Cf. Mt 11,25)
Alleluia.
Vangelo
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore.
🌿Commento al Vangelo con gli scritti della serva di Dio Luisa Piccarreta 🌿
Venerdì 31 Gennaio 2025
S. Giovanni Bosco (m); S. Giminiano; S. Marcella
3.a settimana del Tempo Ordinario
Mc 4, 26
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce».
Volume 28, Ottobre 7, 1930
“Figlia mia, la Redenzione la si deve alla fedeltà della Vergine Regina. Oh, se non avessi trovata questa Eccelsa Creatura che nulla Mi negò né mai si diede indietro a qualunque sacrifizio! La sua fermezza nel chiedere la Redenzione senza mai esitare, la sua fedeltà senza mai stancarsi, il suo amore ardente e forte senza mai fermarsi, sempre al suo posto, tutta del suo Creatore senza mai spostarsi per qualunque cosa o incidente potesse vedere da parte di Dio e da parte delle creature, formò tali vincoli tra il Cielo e la terra, acquistò tale ascendenza, tale dominio presso [e] sul suo Creatore, che si rese degna di far scendere il Verbo Divino sulla terra. Ad una fedeltà non mai interrotta ed alla stessa nostra Volontà Divina che teneva il suo Regno nel suo Vergine Cuore, non Ci bastò la forza di rifiutarci. La sua fedeltà fu la dolce catena che Mi avvinse e Mi rapì dal Cielo in terra. Ecco perciò che ciò che non ottennero in tanti secoli le creature, l’ottennero per mezzo della Sovrana Regina. Ah, sì, fu Lei sola la degna che meritò che il Verbo Divino scendesse dal Cielo in terra e che [l’uomo] ricevesse il gran bene della Redenzione, in modo che, se vogliono, tutti possono ricevere il bene d’essere redenti!
La fermezza, la fedeltà, l’irremovibilità nel bene e nel chiedere il bene conosciuto, si possono chiamare virtù divine, non umane, e perciò sarebbe negare a Noi stessi ciò che la creatura Ci chiede. Ora così nel Regno della Divina Volontà, vogliamo trovare un’anima fedele dove possiamo operare, che colla dolce catena della sua fedeltà Ci lega dappertutto e da tutte le parti del nostro Essere Divino, in modo da non poter trovare ragione da non darle ciò che Ci chiede; vogliamo trovare la nostra fermezza, poggio necessario per poter chiudere in lei il gran bene che Ci chiede. Non sarebbe decoroso, per le nostre opere divine, affidarle ad anime incostanti e non disposte ad affrontare qualunque sacrifizio per Noi; il sacrifizio della creatura è la difesa delle nostre opere ed è come metterle in punto sicuro.
Onde quando abbiamo trovata la creatura fedele, e l’opera esce da Noi per prendere posto in essa, tutto è fatto, il seme è già gettato ed a poco a poco germoglia e produce altri semi, che diffondendosi, chi vuole [si] può procurare quel seme per farlo germogliare nell’anima sua. Non fa così l’agricoltore? Se ha il bene d’avere un solo seme, che può essere la sua fortuna, lo semina nel suo terreno; quel seme germogliando può produrre dieci, venti, trenta semi; e l’agricoltore non più semina un solo, ma tutti quelli che ha raccolto, e tanto torna a seminarli da poter riempire tutto il suo terreno, e giunge [a tanto] da poter dare agli altri il seme della sua fortuna.
Molto più posso far Io, Agricoltore Celeste, perché trovo [in] una creatura preparato il terreno dell’anima sua dove posso gettare il seme delle mie opere; quel seme germoglierà ed a poco a poco farà la sua via, si farà conoscere, amare e desiderare, da pochi e poi da molti, che sia seminato nel fondo delle anime loro il seme celeste della mia Divina Volontà.
Perciò figlia mia, sii attenta e fedele, fa’ che questo seme celeste posso seminarlo nell’anima tua e non trovo nessun intoppo per farlo germogliare. Se c’è il seme, c’è la speranza certa che germogliando può produrre altri semi; ma se il seme non esiste, tutte le speranze cessano ed è inutile sperare il Regno della mia Divina Volontà, come sarebbe stato inutile sperare la Redenzione se la Celeste Regina non Mi avesse concepito come frutto delle sue viscere materne, frutto della sua fedeltà, della sua fermezza e sacrifizio. Quindi lasciami fare e siimi fedele, ed Io ci penserò a tutto il resto”.