San Luigi Maria Grignion da Montfort
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen
“Mamma mia, ti amo, e tu amami e da un sorso di Volontà di Dio all’anima mia; dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno”.
Dobbiamo rivestirci dell’uomo nuovo
[78] TERZA VERITÀ
Di solito le nostre migliori azioni sono macchiate e corrotte dalle inclinazioni cattive che sono in noi. Quando si versa dell’acqua pura e limpida in un vaso che sa di cattivo, o del vino in una botte guasta da altro vino, l’acqua limpida e il buon vino si guastano e prendono facilmente cattivo odore. Così, quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti o il vino delizioso del suo amore nel vaso dell’anima nostra, guasta dal peccato originale ed attuale, i suoi doni ordinariamente si corrompono e si macchiano a causa del cattivo lievito e del fondo cattivo lasciato in noi dal peccato. E le nostre azioni, non escluse quelle ispirate dalle virtù per quanto sublimi, ne risentono 36. È perciò importantissimo vuotarci di quanto in noi c’è di male se si vuole acquistare la perfezione che si trova soltanto nell’unione con Gesù Cristo 37; altrimenti Nostro Signore, che è infinitamente puro e odia all’estremo anche la minima macchia nell’anima, ci allontana da sé e non si unisce a noi.
[79] Per vuotarci di noi stessi 38 occorre, in primo luogo, conoscere bene, con la luce dello Spirito Santo, le nostre cattive inclinazioni, la nostra incapacità ad ogni bene utile alla salvezza, la nostra debolezza in ogni cosa, la nostra incostanza in ogni tempo, la nostra indegnità di ogni grazia e la nostra iniquità in ogni luogo. Il peccato del primo padre ci ha tutti quasi completamente guastati, inaciditi, gonfiati e corrotti, come il lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta in cui è messo. I peccati attuali da noi commessi, mortali o veniali che siano, anche se perdonati, hanno aumentato la nostra concupiscenza, debolezza, incostanza e corruzione, lasciando delle scorie nella nostra anima. I nostri corpi sono talmente corrotti, che lo Spirito Santo li chiama corpi di peccato 39, concepiti nel peccato 40, nutriti nel peccato e capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie, che si corrompono di giorno in giorno e generano putredine. La nostra anima, unita al corpo, è divenuta così carnale che viene chiamata carne: “ogni vivente aveva corrotto la sua vita” 41. Abbiamo per eredità l’orgoglio e l’accecamento nello spirito, l’indurimento nel cuore, la debolezza e l’incostanza nell’anima, la concupiscenza, le passioni in rivolta e le malattie nel corpo. Siamo, per condizione naturale, più superbi dei pavoni, più attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più invidiosi dei serpenti, più golosi degli animali immondi, più collerici delle tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più incostanti delle banderuole. Abbiamo di nostro soltanto il nulla e il peccato, ed altro non meritiamo che l’ira di Dio e l’inferno eterno 42.
[80] C’è dunque da stupirsi che Nostro Signore abbia detto che chi vuole seguirlo deve rinnegare se stesso e odiare la propria vita? 43. Che “chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” 44?
Il Cristo, Sapienza infinita, non dà comandi senza ragione. Ci ordina di “odiare” noi stessi solo perché siamo sommamente degni di odio. Nulla più di Dio è degno di amore, nulla più di noi è degno di odio.
[81] In secondo luogo, per vuotarci di noi stessi bisogna morire tutti i giorni a noi stessi, rinunciando alle operazioni delle potenze della nostra anima e dei sensi del nostro corpo. Dobbiamo guardare come se non guardassimo, ascoltare come se non ascoltassimo, servirci delle cose del mondo come se non ce ne servissimo 45. È quanto san Paolo chiama morire tutti i giorni: “Ogni giorno io affronto la morte” 46.
“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo” 47; rimane terra e non produce nessun frutto buono. Se non moriamo a noi stessi e se le nostre devozioni, anche le più sante, non ci portano a questa morte necessaria e feconda, non produrremo frutti che valgano: le nostre devozioni resteranno sterili e tutte le nostre giustizie 48 saranno contaminate dall’amor proprio e dalla propria volontà; Dio avrà in abominio i più grandi sacrifici e le migliori azioni che possiamo compiere; in punto di morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti e non avremo una scintilla di quel puro amore che viene comunicato solo alle anime morte a se stesse e la cui vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio 49.
[82] In terzo luogo, bisogna scegliere tra tutte le devozioni alla santissima Vergine quella che porta di più al rinnegamento di se stessi, essendo essa la migliore e più santificante. Non bisogna, infatti, credere che tutto ciò che riluce sia oro; che tutto ciò che è dolce, sia miele; e che tutto ciò che è agevole a farsi e praticato dai più, sia il più santificante. Come vi sono segreti di natura per fare in poco tempo, con poca spesa e con facilità certe operazioni naturali, così vi sono segreti nell’ordine della grazia per fare in poco tempo, con dolcezza e facilità operazioni soprannaturali, come spogliarsi di sé, riempirsi di Dio e diventare perfetti. La devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia: segreto sconosciuto dalla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti, praticato e gustato da più pochi ancora. Per incominciare a scoprire questo segreto, ecco una quarta verità conseguente alla terza.
NOTE
36 Con tali paragoni, il Montfort non intende mettere in dubbio l’efficacia delle grazie e dei doni di Dio, né affermare che le nostre azioni possano “guastare” tali grazie e tali doni; vuole soltanto mettere in evidenza che le nostre azioni, anche le migliori, sono ordinariamente imperfette, a causa dell’amor proprio e della segreta affezione alle creature che si introduce insensibilmente nelle migliori azioni (VD, 146). Per questo bisogna vuotarci di quanto in noi c’è di cattivo. – Cf luoghi paralleli: LAC 47: VD 146, 173, 213, 228.
38 “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso ” (Mt 16,24) . Cristo Gesù… “spogliò se stesso assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7). “Spogliò se stesso… alla lettera si vuotò di se stesso. Dal verbo greco che significa vuotare è venuto il termine kènosi” (La Bibbia di Gerusalemme, p. 2523).
39 Rm 6,6.
40 “Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre” (Sal 51,7).
41 “Ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra ” (Gen 6,12). Con la Volgata, il Montfort scrive “ogni carne”. “La carne designa l’uomo nella sua condizione di debolezza e di mortalità” (La Bibbia di Gerusalemme, p. 2266).
42 Cf VD 213,228. S. GIOVANNI CRISOSTOMO (Hom. 4 in Matth., n.8, PG 57,48) rincara la dose di questi paragoni dati dal Montfort, che ci fanno percepire il “profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo” (GS 10). Tuttavia non bisogna dimenticare che il cristiano, tempio dello Spirito Santo (Tt 3,5; 1 Cor 6,19) e nuova creatura (2 Cor 5,17; Gal 6,15) diviene capace di portare in Cristo frutti di salvezza e di vita eterna (Gv 4,36; 15,5).
43 Mt 16,25; Lc 9,24; 14,26. “e non odia: ebraismo. Gesù non domanda odio, ma il distacco completo e immediato (cf 9,57-62)” (La Bibbia di Gerusalemme, p. 2233).
44 Gv 12,25.
45 Cf 1 Cor 7, 30-31.
46 1 Cor 15,3
47 Gv 12,24.
48 “Giustizia” nel senso biblico di opere buone, virtù, santità.
49 Col 3,3. – “Conviene sapere che l’anima, per giungere allo stato di perfezione, generalmente deve prima passare attraverso due aspetti principali di tenebre, che gli spirituali chiamano purgazione o purificazione, io invece notte, perché l’anima, nell’una e nell’altra, cammina al buio come di notte” (S. GIOVANNI DELLA CROCE, Salita del monte Carmelo, lib. 1, cap. 1, n. 1).