Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo


Morire a noi stessi
1) Se tu hai ben compreso con l’aiuto della grazia che tutto in te è guasto e corrotto
non ti meraviglierai se il Montfort conclude:
«Dopo ciò è forse da stupirsi se Gesù disse che chi vuole seguirlo deve rinunciare a se
stesso e odiare l’anima sua? che chi l’ama disordinatamente, la perderà, mentre chi l’odierà nel giusto senso la salverà? Questa infinita sapienza che non dà comandi senza ragione, non ci ordina di odiare noi stessi se non perché proprio siamo sommamente degni di odio: nulla più degno d’amore che Dio, nulla più degno di odio del nostro io».

Sono questi i tuoi sentimenti?


2) Per vuotarci di noi stessi bisogna inoltre tutti i giorni morire a noi stessi, cioè
rinunciare alle operazioni delle potenze dell’anima e dei sensi del corpo. Bisogna guardare come se non si guardasse, ascoltare come se non si ascoltasse, servirsi delle cose di questo mondo come se non ce ne servissimo; ciò che S. Paolo chiama morire tutti i giorni: Quotidie morior.
Se non moriamo a noi stessi e se le nostre devozioni, anche più sante, non ci
portano a questa morte necessaria e feconda non produrremo frutti che valgano.
Le nostre devozioni ci torneranno inutili e tutte Ie nostre azioni, per quanto buone saranno contaminate dal nostro amor proprio e dalla nostra propria volontà, il che farà sì che Dio avrà in abominio i più grandi sacrifici e Ie migliori azioni che potessimo mai compiere.

Al punto di morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti, e non avremo in cuore una scintilla di quel puro amore, perché esso è comunicato solo alle anime morte a se stesse, la cui vita è nascosta con Cristo in Dio, (Tratt. n. 80·81).