INTRODUZIONE
Scrive Luisa Piccarreta: Una Novena del Santo Natale, circa l’età di diciassette anni, mi preparai alla festa del Santo Natale praticando diversi atti di virtù e mortificazione e specialmente onorando i nove mesi che Gesù stette nel seno materno, con nove ore di meditazione al giorno, appartenente sempre al mistero dell’Incarnazione.
quarta Ora = quarto eccesso d’amore
Amore Operante
“Figlia mia, dall’Amore divorante passa a guardare il mio Amore operante.
Ogni anima concepita mi portò il fardello dei suoi peccati, delle sue debolezze e passioni, ed il mio Amore mi comandò di prendere il fardello di ciascuna; e non solo le anime concepii, ma le pene di ciascuna, le soddisfazioni che ognuna di esse doveva dare al mio Celeste Padre. Sicché la mia Passione fu concepita insieme con me.
Guardami bene nel seno della mia Celeste Mamma. Oh, come la mia piccola Umanità era straziata! Guarda bene come la mia piccola testolina è circondata da un serto di spine, che cingendomi forte le tempie mi fanno mandare fiumi di lacrime dagli occhi; né potevo muovermi per asciugarle. Deh, muoviti a compassione di me! Asciugami gli occhi dal tanto piangere, tu che hai le braccia libere per potermelo fare! Queste spine sono il serto dei tanti pensieri cattivi che si affollano nelle menti umane. Oh, come mi pungono, più delle spine che germoglia la terra!
Ma guarda ancora che lunga crocifissione di nove mesi: non potevo muovere né un dito, né una mano, né un piede; ero qui sempre immobile, non c’era posto per potermi muovere un tantino. Che lunga e dura crocifissione, con l’aggiunta che tutte le opere cattive, prendendo forma di chiodi, mi trafiggevano mani e piedi ripetutamente”.
E così continuava a narrarmi pena per pena tutti i martiri della sua piccola Umanità, che a volerli dire tutti sarei troppo lunga. Onde io mi abbandonavo al pianto e mi sentivo dire nel mio interno: “Figlia mia, vorrei abbracciarti, ma non posso, non c’è lo spazio, sono immobile, non lo posso fare; vorrei venire a te, ma non posso camminare. Per ora abbracciami e vieni tu a me; poi, quando uscirò dal seno materno, verrò Io a te”.
Ma mentre con la mia fantasia me Lo abbracciavo, me Lo stringevo forte al cuore, una voce interna mi diceva: “Basta per ora, figlia mia, e passa a considerare il quinto eccesso del mio Amore”.
Riflessioni e giri nella Divina Volontà
Dal Libro di Cielo Volume 12 – Marzo 18, 1919
Il mio sempre amabile Gesù, facendosi vedere – scrive Luisa -, mi ha tirata nell’immensità del suo Santissimo Volere, in cui faceva vedere come in atto il suo Concepimento nel seno della Mamma Celeste. Oh, Dio, che abisso d’amore! Ed il mio dolce Gesù mi ha detto: “Figlia del mio Volere, vieni a prendere parte alle prime morti ed alle pene che soffrì la mia piccola Umanità dalla mia Divinità nell’atto del mio Concepimento. Come fui concepito, concepii insieme con Me tutte le anime, passate, presenti e future, come mia propria Vita; concepii insieme le pene e le morti che per ciascuna dovevo soffrire. Dovevo incorporare tutto in Me, anime, pene e morte che ciascuna doveva subire, per dire al Padre: ‘Padre mio, non più guarderai la creatura, ma Me solo, ed in Me troverai tutti, ed Io soddisferò per tutti. Quante pene vuoi, te le darò; vuoi che subisca ciascuna morte per ognuno, la subirò; tutto accetto, purché dia vita a tutti’.
Ecco, perciò ci voleva un Volere e potere divino, per darmi tante morti e tante pene, ed un potere e Volere Divino a farmi soffrire.E siccome nel mio Volere stanno in atto tutte le anime e tutte le cose – sicché non in modo astrattivo o intenzionale come qualcuno può pensare, ma in realtà – tenevo in Me tutti immedesimati, con Me formavano la mia stessa Vita, in realtà morivo per ciascuno e soffrivo le pene di tutti.È vero che ci concorreva un miracolo della mia Onnipotenza, il prodigio del mio immenso Volere: senza della mia Volontà, la mia Umanità non avrebbe potuto trovare ed abbracciare tutte le anime, né poter morire tante volte!
Onde la mia piccola Umanità come fu concepita incominciò a soffrire l’alternative delle pene e delle morti, e tutte le anime nuotavano in Me come dentro d’un vastissimo mare, formavano membra delle mie membra, sangue del mio Sangue, cuore del mio Cuore. Quante volte la mia Mamma, prendendo il primo posto nella mia Umanità, sentiva le mie pene e le mie morti e ne moriva insieme con Me! Come Mi era dolce trovare nell’amore della mia Mamma l’eco del mio! Sono misteri profondi dove l’intelletto umano, non comprendendo bene, pare che si smarrisca. Perciò, vieni nel mio Volere e prendi parte alle morti ed alle pene che subii non appena fu compiuto il mio Concepimento.Da ciò potrai comprendere meglio quello che ti dico”.