San Luigi Maria Grignion da Montfort

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo


CAPITOLO PRIMO

“CONTENUTI ESSENZIALI DELLA CONSACRAZIONE”

[120] Tutta la nostra perfezione consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo2. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che Ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a Nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa Madre, e che più un’anima sarà consacrata a lei, più sarà consacrata a Gesù Cristo.

La perfetta consacrazione a Gesù Cristo, quindi, altro non è che una consacrazione perfetta e totale di se stessi alla Vergine santissima e questa è la devozione che io insegno. O, in altre parole, essa è una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo battesimo3.

1. Consacrazione perfetta e totale

[121] Questa devozione consiste, dunque, nel darsi interamente alla santissima Vergine allo scopo di essere, per mezzo suo, interamente di Gesù Cristo. Bisogna darle: 1. il nostro corpo, con tutti i suoi sensi e le sue membra; 2. la nostra anima, con tutte le sue facoltà; 3. i nostri beni esterni, cosiddetti di fortuna, presenti e futuri; 4. i nostri beni interni e spirituali, vale a dire i nostri meriti, le nostre virtù e le nostre buone opere passate, presenti e future.

In breve, bisogna darle tutto quanto abbiamo nell’ordine della natura e della grazia e tutto quanto potremo avere nell’ordine della natura, della grazia o della gloria. E ciò senz’alcuna riserva, nemmeno di un soldo, di un capello e della minima buona azione. E ciò per tutta l’eternità e senza pretendere né sperare altra ricompensa per la nostra offerta e il nostro servizio che l’onore di appartenere a Gesù Cristo per mezzo di Maria e in Maria, quand’anche questa amabile sovrana non fosse, come lo è sempre, la più generosa e la più riconoscente delle creature.

[122] Qui bisogna notare che vi sono due aspetti nelle buone opere che facciamo: la soddisfazione e il merito, ossia il valore soddisfattorio o impetratorio e il valore meritorio…

Il valore soddisfattorio o impetratorio di una buona opera è la stessa azione in quanto soddisfa alla pena dovuta al peccato, od ottiene qualche nuova grazia. Il valore meritorio o il merito è la stessa buona azione in quanto merita la grazia e la gloria eterna…

Ora, nella consacrazione di noi stessi alla Vergine santa, noi diamo tutto il valore soddisfattorio, impetratorio e meritorio, cioè le soddisfazioni e i meriti di tutte le buone opere. A lei diamo i nostri meriti, grazie e virtù non perché li comunichi ad altri (per essere precisi, i nostri meriti, grazie e virtù sono incomunicabili e solo Gesù Cristo, nostro garante presso il Padre, poté comunicarci i suoi meriti) ma perché ce li conservi, aumenti e abbellisca, come diremo più avanti. Le diamo le nostre soddisfazioni perché le comunichi a chi meglio le sembrerà e per la maggior gloria di Dio.

[123] Ne traggo queste conseguenze:

1) Con tale forma di devozione si offre a Gesù Cristo, nel modo più perfetto, cioè per le mani di Maria, tutto quanto gli si può dare e molto più che con le altre forme di devozione, nelle quali si dà solo una parte o del proprio tempo, o delle buone opere, o delle soddisfazioni e mortificazioni.

Qui, invece, tutto viene dato e consacrato, perfino il diritto di disporre dei beni interni e delle soddisfazioni che si guadagnano di giorno in giorno con le buone opere. Ciò non avviene in nessun Istituto religioso. In questi si danno a Dio i beni di fortuna col voto di povertà; i beni del corpo col voto di castità; la propria volontà col voto di obbedienza e, qualche volta, anche la libertà del corpo col voto di clausura. Non si danno, però, la libertà o il diritto naturale di disporre delle proprie buone opere e nemmeno ci si spoglia totalmente di quel che il cristiano possiede di più prezioso e di più caro: i propri meriti e le proprie soddisfazioni.

[124]

2) Chi si è consacrato e sacrificato volontariamente a Gesù Cristo per le mani di Maria, non può disporre del valore di alcuna delle sue buone opere. Tutto ciò che soffre, tutto ciò che pensa, dice e fa di bene appartiene a Maria ed ella può disporne secondo il volere del Figlio e alla maggior gloria di lui.

Tuttavia questa indipendenza non pregiudica in alcun modo i doveri di stato in cui uno si trova, o potrà trovarsi in seguito: per esempio, gli obblighi di un sacerdote che, per ufficio o per diverso motivo, deve applicare il valore soddisfattorio e impetratorio della santa Messa ad una particolare intenzione. Infatti questa offerta è compiuta in conformità all’ordine voluto da Dio e ai doveri del proprio stato.

[125]

3) Con questa forma di devozione ci si consacra nello stesso tempo alla Vergine santa e a Gesù Cristo: a Maria, come al mezzo perfetto che Gesù Cristo ha scelto per unirsi a noi e unirci a Lui; a nostro Signore, come al nostro fine ultimo, cui dobbiamo tutto ciò che siamo, perché è nostro Redentore e nostro Dio.

2. Rinnovazione perfetta delle promesse battesimali

[126] Ho detto che questa forma di devozione può benissimo definirsi una perfetta rinnovazione dei voti o promesse del santo battesimo. Ogni cristiano, infatti, prima del battesimo era schiavo del demonio, poiché gli apparteneva. Nel battesimo, di propria bocca o per mezzo del padrino e della madrina, egli ha rinunciato solennemente a Satana, alle sue seduzioni ed alle sue opere ed ha scelto per padrone e sovrano signore Gesù Cristo, al fine di dipendere da lui in qualità di schiavo d’amore. E precisamente ciò che avviene nella presente devozione: si rinuncia (com’è notato nell’atto di consacrazione) al demonio, al mondo, al peccato ed a se stessi e ci si dà interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria.

E si fa pure qualche cosa di più. Nel battesimo si parla, d’ordinario, per bocca di altri, cioè del padrino e della madrina, e ci si dona a Gesù Cristo soltanto per mezzo di un rappresentante. Con questa devozione si agisce invece di persona, volontariamente e con conoscenza di causa.

Nel battesimo non ci si dona a Gesù Cristo per le mani di Maria, almeno in maniera esplicita; né si dà a Gesù Cristo il valore delle nostre buone azioni. Perciò dopo il battesimo, si rimane perfettamente liberi di applicare detto valore a chi si vuole o conservarlo per se stessi. Con questa devozione, invece, ci si dona esplicitamente a Nostro Signore per le mani di Maria e a lui si consacra il valore di tutte le proprie azioni.

[127] Scrive san Tommaso: “Nel battesimo si fa voto di rinunciare al diavolo e alle sue vanità”4. Sant’Agostino aggiunge che questo voto è il più grande e il più necessario5. Uguale affermazione si trova nei canonisti: “Il voto principale è quello che facciamo nel battesimo”6.

Ma chi osserva questo grande voto? Chi mantiene fedelmente le promesse del santo battesimo? Non è forse vero che quasi tutti i cristiani tradiscono la fede promessa a Gesù Cristo nel battesimo? Da dove scaturisce questo disordine universale, se non dalla dimenticanza in cui si vive delle promesse fatte e degli impegni contratti nel santo battesimo, e dal fatto che quasi nessuno ratifica da se stesso il contratto di alleanza stretto un giorno con Dio per mezzo del padrino e della madrina?

[128] Ciò è così vero che il Concilio di Sens7, convocato per ordine di Luigi il Buono allo scopo di rimediare ai gravi disordini dei cristiani, stimò che la principale causa di tanta corruzione nei costumi provenisse dalla dimenticanza e ignoranza nella quale essi vivevano riguardo alle promesse battesimali. Esso non trovò mezzo migliore per ovviare a sì gran male, che quello di indurre i cristiani a rinnovare i voti e le promesse del santo battesimo8.

[129] Il Catechismo del Concilio di Trento, fedele interprete delle intenzioni di quel sacro Concilio, esorta i parroci a fare la medesima cosa e a condurre i fedeli a ricordarsi e credere che sono uniti e consacrati a Gesù Cristo, quali schiavi al loro Redentore e Signore. Ecco le sue parole: “Il Parroco esorterà il popolo fedele così da fargli capire che noi… dobbiamo dedicarci e consacrarci in perpetuo non altrimenti che come schiavi al nostro Redentore e Signore”9.

[130] Ora, se i Concili, i Padri e la stessa esperienza ci mostrano che il modo migliore di rimediare ai disordini dei cristiani è di condurli a ricordare gli obblighi del battesimo e a rinnovare le promesse che vi fecero, non è forse ragionevole che ciò si compia adesso in maniera perfetta, con una totale consacrazione a Nostro Signore per mezzo della sua santa Madre?10.

Dico “in maniera perfetta”, poiché per consacrarci a Gesù Cristo si ricorre al più perfetto di tutti i mezzi: la Vergine santissima.

3. Risposte ad alcune obiezioni

[131] Non si può obiettare che questa forma di devozione sia nuova e di poca importanza. Non è nuova. I Concili, i Padri e parecchi autori antichi e moderni parlano di tale consacrazione a Nostro Signore o della rinnovazione dei voti del santo battesimo, come di cosa praticata dall’antichità e da loro consigliata a tutti i cristiani. Non è di poca importanza, poiché la principale origine dei disordini e quindi della perdizione eterna dei cristiani, proviene dalla dimenticanza e dall’indifferenza verso una tale pratica.

[132] Alcuni potrebbero osservare che questa forma di devozione ci mette nell’impossibilità di soccorrere le anime dei nostri parenti, amici e benefattori, perché ci fa dare a Nostro Signore, per le mani di Maria, il valore di tutte le nostre buone opere, preghiere, mortificazioni ed elemosine. Rispondo:

Primo. Non è credibile che i nostri amici, parenti o benefattori ricevano danno dal fatto che ci siamo dedicati e consacrati senza riserva al servizio di Nostro Signore e della sua santa Madre. Supporlo sarebbe fare ingiuria alla potenza e alla bontà di Gesù e di Maria. Essi sapranno certamente assistere i nostri parenti, amici e benefattori, sia con la nostra piccola rendita spirituale, sia con altri mezzi.

Secondo. Questa forma di devozione non impedisce che si preghi per altri, vivi o defunti, anche se l’applicazione delle nostre buone opere dipende dal volere della Vergine santa. Anzi ci animerà a pregare più fiduciosamente proprio come una persona ricca che avesse ceduto tutti i suoi beni ad un gran principe in segno di particolare omaggio, pregherebbe con maggior fiducia quel principe di fare l’elemosina ad un suo amico che gliela avesse chiesta. È anzi un modo di far piacere al principe, dargli l’occasione di testimoniare la propria riconoscenza verso una persona che si è spogliata per rivestirlo, che si è fatta povera per onorarlo. Bisogna dire la medesima cosa di Nostro Signore e della Vergine santa: non si lasceranno mai sorpassare in riconoscenza.

[133] Altri forse dirà: “Se io cedo alla santissima Vergine tutto il valore delle mie azioni perché ella lo applichi a chi vuole, forse mi toccherà soffrire a lungo in Purgatorio”11. Questa obiezione, che proviene dall’amor proprio e dall’ignoranza riguardo alla generosità di Dio e della sua santa Madre, si distrugge da se stessa. È mai possibile, infatti, che un’anima fervente e generosa, più attenta agli interessi di Dio che ai propri; che dà a Dio tutto quanto ha, senza riserva, al punto da non potergli dare di più, non plus ultra; che desidera solo la gloria e il regno di Gesù Cristo per mezzo della sua santa Madre e si sacrifica interamente per conseguirlo; è mai possibile, dico, che una persona tanto nobile e generosa sia più punita nell’altro mondo per essere stata, quaggiù, più generosa e più disinteressata delle altre? Al contrario. Con questa persona, lo vedremo in seguito, Nostro Signore e sua Madre saranno generosissimi in questo mondo e nell’altro, nell’ordine della natura, della grazia e della gloria.

[134] Bisogna vedere, adesso, il più brevemente possibile, i motivi che devono farci apprezzare questa devozione, gli effetti meravigliosi che produce nelle anime fedeli e le sue pratiche.

NOTE

1 È questo il primo titolo autentico del manoscritto. Il Montfort l’ha tracciato a grandi caratteri per indicarne tutta l’importanza. Tutto il Trattato della vera devozione a Maria potrebbe definirsi come una preparazione al regno di Gesù Cristo (VD 227).

2 Cf VD 61-62.

3 Con questa profonda e originale intuizione il Montfort collega la consacrazione a Cristo per mezzo di Maria con il battesimo, che costituisce la consacrazione cristiana fondamentale (Cf Perfectae caritatis, 5). “Mi è caro ricordare scrive Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater, n. 48 tra i tanti testimoni e maestri di tale spiritualità (mariana), la figura di san Luigi Maria Grignion de Montfort, il quale proponeva ai cristiani la consacrazione a Cristo per le mani di Maria, come mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali”.

4Summa theologica II-II, q. 88, a. 2.

5 “Votum maximum nostrum quo vovimus nos in Christo esse mansuros” (Ep 149 ad Paulinum, n. 16, PL 33, 637).

6 “Praecipuum votum est quod in baptismate facimus”.

7 Il VI Concilio di Parigi dell’839 fu convocato a Sens per ordine di Ludovico Pio (778-840).

8 Montfort ebbe incarico da Papa Clemente XI (1706) di predicare il rinnovamento della vita cristiana con la rinnovazione e la rivalorizzazione delle promesse battesimali. Sulla stessa scia si pone Paolo VI quando afferma: “Bisogna ridare al fatto d’aver ricevuto il santo Battesimo tutta la sua importanza” (Enc. Ecclesiam suam, 6.8.1964).

9 Parte I, cap. 3, n. 12.

10 Paolo VI ha esortato “tutti i figli della Chiesa a rinnovare personalmente la propria consacrazione al Cuore Immacolato della Madre della Chiesa, ed a vivere questo nobilissimo atto di culto con una vita sempre più conforme alla Divina volontà, in uno spirito di filiale servizio e di devota imitazione della loro celeste Regina” (Esort. Ap. Signum magnum, 13.5.1967). “Come potremmo vivere il nostro Battesimo senza contemplare Maria, la benedetta fra tutte le donne, cosi accogliente del dono di Dio? Cristo ce l’ha data per Madre. L’ha data per Madre alla Chiesa. Ella ci mostra la vita. Ancor di più ella intercede per noi. Ogni cattolico spontaneamente le affida la sua preghiera e si consacra a lei per meglio consacrarsi a Dio” (Giovanni Paolo II, 1 -6- 1 980).

11 Si rileggano i nn. 122-125 e 132-133 della VD alla luce della Comunione dei Santi (LG, cap. V). Si supererà in tal modo ogni eventuale calcolo o timore nel dono fatto a Maria con la consacrazione.