San Luigi Maria Grignion da Montfort

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

“LA VITA DI CONSACRAZIONE ESPRESSA IN UNA FIGURA BIBLICA”

1. Il racconto biblico di Rebecca e di Giacobbe

[184] Esaù aveva venduto la sua primogenitura a Giacobbe2. Ora, Rebecca, madre dei due fratelli, che amava teneramente Giacobbe, riuscì diversi anni dopo, con un’accortezza molto santa e tutta piena di misteri3, ad assicurargli questo vantaggio.

Isacco si sentiva ormai molto innanzi negli anni. Prima di morire, voleva benedire i suoi figli. Chiamò dunque il figlio Esaù, che amava, e gli comandò di andare a caccia per procurargli del cibo, prima di dargli la benedizione.

Rebecca avvertì subito Giacobbe di quanto stava succedendo e gli ordinò di andare al gregge a prendere due capretti. Ricevutili dal figlio, Rebecca ne fece un piatto per Isacco, secondo il gusto di lui. Poi rivestì Giacobbe degli abiti di Esaù, che lei custodiva, e gli coprì mani e collo con la pelle dei capretti, perché il padre, che non vedeva più, sentendo la voce di Giacobbe, potesse credere, dalla pelosità delle mani, che fosse Esaù suo fratello. Infatti Isacco si meravigliò di quella voce, che credeva fosse la voce di Giacobbe, lo fece quindi avvicinare e palpato il pelo delle pelli che coprivano le sue mani, disse: “La voce è di Giacobbe, ma le mani sono di Esaù”.

Dopo aver mangiato, aspirò, mentre lo baciava, l’odore degli abiti profumati di Giacobbe, e lo benedisse: “Dio ti conceda rugiada dal cielo e terre grasse”. Lo costituì signore di tutti i suoi fratelli e concluse la benedizione con queste parole: “Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia colmo di benedizioni”.

Isacco aveva appena terminato queste parole, quando entrò Esaù e gli diede da mangiare la selvaggina perché poi suo padre lo benedicesse. Quel santo patriarca fu colto da incredibile sbigottimento nel conoscere quanto era successo, ma invece di ritrattare quanto aveva fatto, lo confermò, poiché in tutta la vicenda vedeva troppo chiaramente il dito di Dio.

Esaù allora scoppiò in ruggiti, come nota la sacra Scrittura, ed accusando a gran voce di inganno il fratello, domandò al padre se avesse soltanto una benedizione. Osservano i santi Padri che, in questo, Esaù è figura di coloro che trovano comodo conciliare Dio col mondo e vogliono godere insieme le benedizioni del cielo e quelle della terra. Commosso dalle grida di Esaù, Isacco finì per benedirlo, ma di una benedizione terrena e assoggettandolo al fratello. Ciò fece nascere nell’animo di Esaù un odio così velenoso contro Giacobbe che da allora aspettava solo la morte del padre per ucciderlo. Né Giacobbe avrebbe potuto evitare la morte, se Rebecca, sua madre, non l’avesse protetto con gli accorgimenti e i consigli che gli dava e che lui seguiva.

2. Esaù figura dei riprovati

[185] Prima di commentare questa storia così bella, è necessario notare che, al dire di tutti i santi Padri e interpreti della sacra Scrittura4, Giacobbe è figura di Gesù Cristo e dei predestinati, Esaù, invece, dei reprobi. Per convenirne basta esaminare le azioni e la condotta di entrambi.

1) Esaù, il maggiore, era forte e di costituzione robusta, accorto e abile nel tirare d’arco e nel prendere molta selvaggina a caccia.

2) Non restava quasi mai in casa e, confidando unicamente nella propria forza e destrezza, lavorava solo fuori casa.

3) Non si preoccupava molto di piacere a Rebecca, sua madre, e non faceva nulla a tale scopo.

4) Era così ghiotto e talmente schiavo della gola, che vendette il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie.

5) Era come Caino5, pieno di invidia contro suo fratello Giacobbe e lo perseguitava oltre ogni dire.

[186] Ecco come si comportano ogni giorno i reprobi.

1) Hanno fiducia nella propria forza ed accortezza riguardo agli affari temporali. Sono versati, abili e illuminati nelle cose della terra, ma molto deboli e ignoranti in quelle del cielo6.

[187] 2) Per questo, non rimangono mai o quasi mai in casa, cioè nel segreto della loro coscienza7 la casa interiore ed essenziale assegnata da Dio ad ogni uomo, perché vi dimori, a suo esempio: Dio, infatti, dimora sempre in se stesso.

I malvagi non amano affatto né il ritiro, né la spiritualità, né la devozione interiore. Anzi ritengono persone dappoco, bigotte e selvatiche, coloro che sono interiori e ritirati dal mondo e che lavorano più nel loro intimo che all’esterno.

[188] 3) I reprobi non si curano per nulla della devozione a Maria, la madre dei predestinati. È vero che non odiano formalmente la Vergine. Talora, anzi, la lodano, protestano di amarla e perfino l’onorano con qualche forma di devozione, ma poi non sanno tollerare che la si ami teneramente, perché non hanno per lei le tenerezze di Giacobbe. Trovano da ridire sulle pratiche devote che i suoi figli e servi adempiono fedelmente per guadagnarsene l’affetto, perché non credono che sia loro necessaria a salvezza la devozione a Maria. A loro basta non detestare formalmente la Vergine santa o non disprezzarne apertamente la devozione. Ritengono in tal modo di essere nelle sue grazie e di essere suoi servi, recitando e borbottando qualche preghiera in suo onore, senza tenerezza alcuna per lei e senza correggere se stessi.

[189] 4) I reprobi vendono il loro diritto di primogenitura, cioè le gioie del paradiso, per un piatto di lenticchie, vale a dire per i piaceri della terra. Ridono, bevono, mangiano, si divertono, giocano, danzano… senza preoccuparsi, come fece Esaù, di rendersi degni della benedizione del Padre celeste. In breve, pensano solo alla terra, amano solo la terra, parlano e operano solo per la terra e le soddisfazioni terrene, vendendo per un fuggevole momento di piacere, per un vano fumo di onore e per un pezzo di terra dura, gialla o bianca8, la grazia battesimale, la veste d’innocenza e l’eredità del cielo.

[190] 5) Da ultimo, i reprobi odiano e perseguitano ogni giorno i predestinati, apertamente o di nascosto. Non li possono sopportare, li disprezzano, criticano, burlano, ingiuriano, derubano, ingannano, li gettano nella povertà, li mandano via, fanno loro mordere la polvere. Essi invece fanno fortuna, si tolgono ogni soddisfazione, se la spassano, si arricchiscono, ingrandiscono e vivono a loro agio.

3. Giacobbe figura dei consacrati

[191] Giacobbe il più giovane:

1) era di gracile costituzione, mite e pacifico, e se ne stava abitualmente in casa per guadagnarsi le buone grazie della madre Rebecca, che amava con tenerezza. Se usciva, non lo faceva di propria iniziativa, né perché confidava nella sua abilità, ma per obbedire a sua madre.

[192 ] 2) Amava ed onorava sua madre; per questo se ne rimaneva in casa vicino a lei. Non era mai così contento come quando la vedeva. Evitava tutto ciò che potesse dispiacerle, e faceva invece quanto credeva fosse di suo gradimento: di modo che in Rebecca s’accresceva l’amore che già gli portava.

[193 ] 3) Era sottomesso in tutto alla sua cara madre. Le obbediva interamente in ogni cosa, prontamente senza indugi, amorevolmente senza lamentarsi. Al minimo cenno della volontà di lei, il piccolo Giacobbe correva e si metteva all’opera. Credeva a quanto ella gli diceva, senza fare obiezioni. Così, per esempio, quando gli disse di andare a prendere due capretti e di portarglieli per preparare un piatto a suo padre Isacco, egli non le rispose che bastava un capretto per dare da mangiare una volta ad una sola persona, ma senza ragionare, fece quanto gli era stato detto.

[194 ] 4) Aveva grande fiducia nella sua cara madre. E poiché non si appoggiava in alcun modo sulla propria abilità, ma unicamente sulle premure e sulla protezione di lei, la richiedeva in ogni bisogno e la consultava in ogni dubbio. Così, per esempio, quando le chiese se invece della benedizione non avrebbe ricevuto piuttosto la maledizione di suo padre, egli credette e si affidò a lei, non appena ella gli ebbe risposto che prendeva su di sé quella maledizione.

[195 ] 5) Infine, imitava per quanto gli era possibile le virtù che vedeva nella madre. Sembra che una delle ragioni per cui conduceva vita ritirata in casa, fosse proprio per imitare la sua cara mamma, la quale era virtuosa, e per tenersi lontano dalle cattive compagnie che corrompono i costumi. In tal modo Giacobbe si rese degno della doppia benedizione dell’amato padre.

4. Comportamento dei consacrati verso Maria

[196 ] Ed ecco come si comportano ogni giorno i predestinati.

1) Se ne stanno a casa con la loro madre. Cioè amano il ritiro, sono persone interiori, si applicano all’orazione, sull’esempio e in compagnia della santa Vergine loro Madre, la cui gloria è tutta interiore9 e che, per tutta la vita, amò tanto il raccoglimento e la preghiera.

È vero che talvolta vanno fuori nel mondo, ma è per obbedire alla volontà di Dio e a quella della loro Madre e adempiere i doveri del proprio stato. Per quanto grandi possano apparire le cose che fanno all’esterno, stimano ancora molto di più quelle che fanno dentro di sé in compagnia della santissima Vergine, perché così costruiscono il grande edificio della loro perfezione, a confronto del quale ogni altra opera è trastullo di bimbi.

Per questo, mentre talvolta i loro fratelli e sorelle lavorano esteriormente con molta operosità, accortezza e successo, raccogliendo lodi e approvazioni dal mondo, essi, illuminati dallo Spirito Santo, capiscono che c’è molto maggior gloria, utilità e piacere a vivere nascosti e ritirati con Gesù Cristo, loro modello, in una intera e perfetta sottomissione alla loro madre, che a compiere da soli meraviglie di natura e di grazia nel mondo, come tanti Esaù e reprobi. “Onore e ricchezza nella sua casa”10: la gloria di Dio e le ricchezze dell’uomo si trovano nella casa di Maria.

Signore Gesù, quanto sono amabili le tue dimore! Il passero ha trovato una casa per abitarvi e la tortorella un nido dove porre i suoi piccoli. Quanto è felice l’uomo che abita nella casa di Maria, dove tu stesso hai stabilito per primo la tua dimora!

In questa casa dei predestinati l’uomo soltanto da te riceve aiuto e decide nel suo cuore di ascendere di balza in balza lungo il cammino di tutte le virtù per elevarsi alla perfezione in questa valle di lacrime! Quanto sono amabili le tue dimore…11

[197] 2) Amano teneramente e onorano sinceramente la santissima Vergine, quale loro Madre e Padrona. L’amano non solo a parole ma a fatti; l’onorano non solo esteriormente ma nell’intimo del cuore. Evitano, come Giacobbe, tutto ciò che può dispiacerle e compiono con fervore tutto ciò che credono possa attirare loro la sua benevolenza. Le portano e danno non due capretti, come Giacobbe a Rebecca, ma ciò che quei due capretti figuravano, ossia il proprio corpo e la propria anima, con quanto ne dipende, perché ella:

a) li riceva come cosa che le appartiene;

b) li uccida e li faccia morire al peccato e a se stessi, scorticandoli e spogliandoli della loro pelle e del loro amor proprio, perché possano piacere a Gesù suo Figlio, che non vuole amici e discepoli se non coloro che sono morti a se stessi;

c) li prepari secondo il gusto del Padre celeste e alla sua maggior gloria: quella gloria che lei conosce meglio di ogni altra creatura;

d) e così questo corpo e quest’anima, con le sue cure e la sua intercessione, purificati per bene da ogni macchia, ben morti, spogli e preparati, diventino un piatto prelibato degno del gusto e della benedizione divina.

Non si comporteranno forse così le anime predestinate, che gustano e vivono la perfetta consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria, che insegnamo loro, per dimostrare a Gesù e a Maria il loro amore effettivo e coraggioso?

I reprobi dicono più volte di amare Gesù e di amare e onorare Maria, ma non fino ad offrire i propri averi12, né sacrificano loro il corpo con i suoi sensi e l’anima con le sue passioni, come fanno invece i predestinati.

[198] 3) Sono sottomessi e obbedienti alla Vergine santa, come a loro amorevole Madre, sull’esempio di Gesù Cristo, il quale volle consacrare ben trent’anni sui trentatré che visse sulla terra a glorificare il Padre con una perfetta e totale sottomissione alla sua santa Madre. Essi le obbediscono, seguendo con esattezza i suoi consigli, come fece il giovane Giacobbe con Rebecca, quando ella gli disse: “Obbedisci al mio ordine”13, o come fecero gli invitati alle nozze di Cana, quando la Vergine santa disse loro: “Fate quello che mio Figlio vi dirà”14.

Per aver obbedito a sua madre, Giacobbe ricevette la benedizione come per miracolo, sebbene naturalmente non avesse dovuto riceverla. Per aver seguito il consiglio della Vergine santa gli invitati alle nozze di Cana furono onorati del primo miracolo di Gesù Cristo, che cambiò l’acqua in vino su richiesta della sua santa Madre. Così sarà anche di tutti coloro che sino alla fine dei secoli riceveranno la benedizione del Padre celeste e saranno onorati dei prodigi di Dio: riceveranno queste grazie solo a motivo della loro perfetta obbedienza a Maria. Al contrario, gli Esaù perderanno la loro benedizione, perché non vivono sottomessi a lei.

[199] 4) Nutrono grande fiducia nella bontà e nel potere di Maria, loro cara Madre, implorano continuamente il suo aiuto, guardano a lei come a loro stella polare per giungere in porto, le manifestano con tutta sincerità le loro pene e i loro bisogni, e si stringono al suo misericordioso e dolce seno per ottenere con l’intercessione di lei il perdono dei peccati, o per gustare nelle pene e nelle noie le sue dolcezze materne. Si gettano, anzi si nascondono e si perdono in modo mirabile nel suo grembo materno e verginale, perché in esso siano infiammati del puro amore, purificati da ogni benché minima macchia e trovino pienamente Gesù, che vi risiede come sul trono più glorioso.

Quale gioia! “Non credere -dice l’abate Guerrico- che vi sia più felicità ad abitare nel seno di Abramo che in quello di Maria, dal momento che il Signore stesso vi collocò il suo trono”.

15. I reprobi, all’opposto, ripongono tutta la loro fiducia in se stessi. Come il figlio prodigo, mangiano solo ciò che mangiano i porci. A somiglianza dei rospi, si nutrono solo di terra, e, come i mondani, amano solo le cose visibili ed esteriori. Per questo non possono gustare le dolcezze materne del grembo di Maria, né sperimentano quel certo senso di appoggio e di sicura fiducia che i predestinati provano a riguardo della Vergine santa, loro amabile Madre. Essi amano miseramente la loro fame di cose esteriori, dice san Gregorio16, perché non vogliono gustare la dolcezza preparata nel loro intimo e nell’intimo di Gesù e di Maria.

[200] 5) Infine, i predestinati seguono le vie della Vergine santa, loro Madre, e cioè la imitano. Proprio in questo sono veramente felici e devoti, e posseggono il segno infallibile della loro predestinazione, come dice loro questa madre amorevole: “Beati quelli che seguono le mie vie!”17. Felici, cioè, quelli che col soccorso della grazia divina praticano le mie virtù e camminano sulle tracce della mia vita! Sono felici in questo mondo, durante la loro vita, per l’abbondanza delle grazie e dolcezze che io comunico loro dalla mia pienezza, in più larga misura che a quanti non mi imitano così da vicino. Sono felici nella loro morte, che è dolce e tranquilla, e alla quale abitualmente assisto per introdurli io stessa nelle gioie dell’eternità. Saranno felici infine nell’eternità, perché mai si è perduto un mio buon servo fedele, che in vita abbia imitato le mie virtù.

I reprobi, al contrario, sono infelici in vita, in morte e nell’eternità, perché non imitano per niente le virtù della Vergine santissima, ma si contentano di iscriversi talvolta nelle sue confraternite, di recitare qualche preghiera in suo onore o di compiere qualche altra devozione esteriore.

O Vergine santa mia tenera Madre! Quanto felici, ripeto con il più vivo trasporto del cuore, quanto felici sono uomini e donne che, non fuorviati da falsa devozione verso di te, seguono fedelmente le tue vie, i tuoi consigli e i tuoi comandi! E quanto infelici e sventurati tutti quelli che non osservano i comandamenti di tuo Figlio sotto il pretesto di esserti devoti! “Maledetto chi devia dai tuoi decreti!”18.

NOTE:

1Gen 27, 1-44.

2 Cf Gen 25,33.

3 Al di là della esegesi pura e semplice che mette in rilievo sia l’astuzia di Rebecca e la menzogna di Giacobbe, sia taluni aspetti della mentalità orientale emergenti dal racconto, il Montfort sottolinea l’azione di Dio che ha preferito Giacobbe (cf Ml 1,2 s., Rm 9,13; Eb 11,20; 12,16),l’attività di Maria nella storia della salvezza e insieme l’atteggiamento spirituale del cristiano verso di lei.

4 Tra gli altri: S. AMBROGIO, De Jacob et vita beata, L . 2, c. 2, n. 9, PL 14, 648 (qui Rebecca è figura della Chiesa), S. BERNARDO, Serm. 28 in Cant., PL 183, 922-923; S. ANTONINO, Summa theol., pars 4, tit . c. 14, par. 3; RICCARDO Dl S. LORENZO, De laudibus B.M.V., L. 5.

5 Cf Gen 4,8. Stessa allusione in VD 54,210.

6 S. GREGORIO MAGNO, Moralia , L. 32, c. 22, n. 46: In terrenis fortes, in caelestibus debiles.

7 Mt 6,6.

8 Espressione del Montfort per designare l’oro e l’argento (Cf PI 27).

9 Cf VD 11.

10 Sal 112,3.

11 Cf Sal 84,1-8.

12 Pr 3,9.

13 Gen 27,8.

14 Gv 2,5.

15 Te sto latin o : “Ne credideris maioris esse felicitutis habiture in sinu Abra h ae quam in sinu Mariae, cum in eo Dominus posuerit thronum suum ” (GUERRICO, Serm. in Assumpt., n. 4, PL 185, 189).

16 S. GREGORIO MAGNO, Hom. 36 in Evang., L. 2, PL 76, 1266. Cf VD 48.

17 Pr 8,32.

18 Sal 119,21.