San Luigi Maria Grignion da Montfort
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore. Amen
“Mamma mia, ti amo, e tu amami e da un sorso di Volontà di Dio all’anima mia; dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno”.
CAPITOLO QUINTO
(prima parte)
ESPRESSIONI E IMPEGNI DELLA CONSACRAZIONE
A. PRATICHE ESTERIORI
[226] Benché l’essenziale di questa devozione consista nell’interiorità, essa si esprime anche in diverse pratiche esteriori che non bisogna trascurare: “Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”1. Infatti le pratiche esteriori ben compiute aiutano quelle interiori2. Esse inoltre fanno ricordare all’uomo, che agisce sempre per mezzo dei sensi, quello che ha fatto o deve fare.
Esse, infine, sono idonee a edificare il prossimo che le vede, mentre ciò non avviene con quelle soltanto interiori. Nessun mondano o critico metta qui il naso e dica: la vera devozione sta nel cuore, bisogna evitare ciò che è esteriore, vi può entrare la vanità, si deve tener nascosta la propria devozione, ecc. Rispondo loro con il mio divin Maestro: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”3.
Non perché, avverte san Gregorio4, si debbano compiere le proprie azioni e devozioni esterne per piacere agli uomini ed attirarsene le lodi, il che sarebbe vanità. Ma talvolta si compiono queste azioni dinanzi agli altri con l’intenzione di piacere a Dio, e cosi rendergli gloria, senza preoccuparsi dei disprezzi e delle lodi che potrebbero derivare a noi dagli altri.
Riferirò solo il riassunto di alcune pratiche esteriori. Le chiamo cosi non perché si possano fare senza devozione interna, ma perché hanno qualche cosa di esteriore, per cui si distinguono da quelle puramente interiori.
1. CONSACRAZIONE dopo Esercizi preparatori.
[227] PRIMA PRATICA. Quelli e quelle che vogliono abbracciare questa particolare forma di devozione che non è eretta in Confraternita5, anche se ciò è desiderabile, dopo aver trascorsi almeno dodici giorni a liberarsi dello spirito del mondo, contrario allo spirito di Gesù Cristo (come ho detto nella prima parte di questa preparazione al regno di Gesù Cristo), dedicheranno tre settimane a riempirsi di Gesù Cristo per mezzo della santissima Vergine. Ecco l’ordine che potranno seguire.
[228] Durante la prima settimana rivolgeranno tutte le loro preghiere e opere di pietà allo scopo di ottenere la conoscenza di se stessi e la contrizione dei propri peccati, e faranno ogni cosa in spirito di umiltà. Per questo, se vogliono, potranno meditare ciò che ho già detto delle nostre cattive inclinazioni6 e considerarsi, durante questa settimana, come lumache, chiocciole, rospi, suini, serpenti e capri. Potranno anche meditare questi tre pensieri di san Bernardo: “Considera ciò che sei stato, un seme corrotto; ciò che sei, un vaso immondo; ciò che sarai, cibo dei vermi”7.
Pregheranno Nostro Signore e il suo Santo Spirito di illuminarli, dicendo: “Signore, che io veda”8; oppure: “Che io conosca me stesso”9; O anche: “Vieni, Spirito Santo”. Reciteranno ogni giorno le litanie dello Spirito Santo, con l’orazione che segue, riferite nella prima parte di quest’opera. Ricorreranno alla Vergine santa e le chiederanno questa grande grazia, che deve essere il fondamento delle altre, e perciò diranno tutti i giorni Ave stella del mare e le sue litanie.
[229] Nella seconda settimana si applicheranno in tutte le loro preghiere e azioni quotidiane a conoscere Maria. Chiederanno tale conoscenza allo Spirito Santo. Potranno leggere e meditare ciò che ne abbiamo detto. Reciteranno, come nella prima settimana, le litanie dello Spirito Santo e l’Ave, stella del mare e in più, un rosario al giorno, o almeno una terza parte, a questa intenzione.
[230] Consacreranno la terza settimana a conoscere Gesù Cristo. Potranno leggere e meditare quanto ne abbiamo detto, e recitare la preghiera di sant’Agostino, posta verso l’inizio di questa seconda parte. Potranno, con il medesimo santo, dire e ripetere cento e cento volte al giorno: “Signore, che io ti conosca!”, o anche: “Signore, che io veda chi sei tu”. Reciteranno, come nelle settimane precedenti, le litanie dello Spirito Santo e l’Ave, stella del mare aggiungendo ogni giorno le litanie del Santo Nome di Gesù.
[231] Alla fine delle tre settimane, si confesseranno e comunicheranno con l’intenzione di darsi a Gesù Cristo in qualità di schiavi d’amore per le mani di Maria. Dopo la Comunione, che cercheranno di ricevere secondo il metodo indicato più avanti, pronunceranno la formula della consacrazione che si trova pure più avanti. Dovranno trascriverla essi stessi o farla trascrivere, se non ne avessero una copia stampata, e firmarla nel giorno stesso in cui l’hanno pronunciata.
[232] È bene che in tal giorno offrano un qualche tributo a Gesù Cristo e alla santa sua Madre, sia in penitenza della passata infedeltà ai voti del battesimo, sia per protestare la loro dipendenza dal dominio di Gesù e di Maria. Questo tributo sarà secondo la devozione e la possibilità dei singoli, per esempio, un digiuno, una mortificazione, un’elemosina, un cero. Anche se offrissero in omaggio solo uno spillo, ma di buon cuore, tanto basta per Gesù, che guarda solo la buona volontà.
[233] Almeno ogni anno, nello stesso giorno, rinnovino la medesima consacrazione, osservando gli stessi esercizi per tre settimane. Potranno, anzi, ogni mese e giorno, rinnovare tutto quanto hanno compiuto, con queste poche parole: “Io sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio ti appartiene, o amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre”10.
2. LA CORONCINA.
[234] SECONDA PRATICA. Reciteranno tutti i giorni della loro vita, senza però ritenersi obbligati, la Coroncina della santissima Vergine, composta di tre Padre nostro e dodici Ave, in onore dei dodici privilegi e grandezze di Maria. Questa pratica è molto antica ed ha fondamento nella sacra Scrittura. San Giovanni vide una donna “vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”11. Questa donna secondo gli interpreti è la santissima Vergine.
[235 ] Esistono tanti modi per recitare bene la Coroncina e sarebbe troppo lungo volerli qui esporre. Lo Spirito Santo li farà conoscere a quelli e a quelle che saranno più fedeli a questa pia pratica. Tuttavia, un modo semplice di recitarla è di dire innanzi tutto: “Degnati di accettare le mie lodi, Vergine santa. Dammi forza contro i tuoi nemici”12. Poi si recita il Credo e, per tre volte, un Padre nostro, quattro Ave e un Gloria al Padre. Alla fine si dice: “Sotto la tua protezione ci rifugiamo…”.
3. LA CATENINA.
[236] TERZA PRATICA. È cosa lodevolissima, molto onorifica e di grande utilità per quelli e quelle che si sono consacrati come schiavi di Gesù in Maria, portare quale contrassegno della propria schiavitù di amore delle catenine di ferro benedette con una apposita benedizione, che riferirò più in là13.
Tali segni esteriori, a dire il vero, non sono essenziali e una persona può benissimo farne a meno, pur avendo abbracciata questa devozione. Però io mi sento spinto a lodare molto quelli e quelle che, dopo essersi scrollati di dosso le ignominiose catene della schiavitù satanica in cui li avevano avvinti il peccato originale e forse anche i peccati attuali, si sono volontariamente sottoposti alla gloriosa schiavitù di Gesù Cristo e si vantano con san Paolo di essere in catene per Gesù Cristo14. Queste catene, anche se di ferro e senza lustro, sono mille volte più gloriose e preziose di tutte le catene d’oro degli imperatori.
[237] Una volta non c’era nulla di più disonorevole della croce; oggi invece, nel cristianesimo, non c’è nulla che sia più glorioso di questo legno. Lo stesso si dica dei ceppi della schiavitù. Non c’era niente di più ignominioso tra gli antichi, ed oggi ancora tra i pagani; ma fra i cristiani non c’è niente di più onorifico di queste catene di Gesù Cristo. Esse infatti ci liberano e preservano dagli infamanti vincoli del peccato e del demonio; ci danno la libertà e ci legano a Gesù e a Maria non con la costrizione e con la violenza come dei forzati, ma con la carità e l’amore, come figli: “Io li attirerò a me, dice Dio per bocca del profeta, con catene d’amore”15. Queste, pertanto, sono forti come la morte, anzi in certo modo, più forti della morte in coloro che saranno fedeli a portare fino alla morte questi segni gloriosi. Infatti, benché la morte distrugga e corrompa il loro corpo, non potrà distruggere i vincoli della loro schiavitù che, essendo di ferro, non si corromperanno facilmente. E forse, nel giorno della risurrezione dei corpi, nell’ultimo grande giudizio, tali catene avvinte ancora alle loro ossa, faranno parte della loro gloria, mutate in catene di luce e di gloria. Beati dunque gli incliti schiavi di Gesù in Maria, che porteranno le loro catene fino alla morte.
[238] Ecco i motivi che inducono a portare le catenine di ferro.
1) Esse ricordano al cristiano i voti e gli impegni del battesimo, la loro perfetta riconferma compiuta con questa devozione e lo stretto obbligo di esservi fedele. Spesso l’uomo si lascia guidare più dai sensi che dalla fede pura; dimentica facilmente i suoi obblighi verso Dio se qualche oggetto esterno non glielo richiama alla mente. Pertanto le catenine della schiavitù servono in modo mirabile al cristiano per ricordargli le catene del peccato e della schiavitù del demonio da cui il santo battesimo l’ha liberato e insieme la dipendenza da Gesù Cristo promessa nel santo battesimo e la ratifica che ne ha fatto rinnovando quei voti. Uno dei motivi per cui così pochi cristiani pensano ai loro santi voti battesimali e vivono dissoluti, come se nulla avessero promesso a Dio, al pari dei pagani, è che non portano su di sé alcun segno esteriore che li richiami loro alla memoria.
[239] 2) Per mostrare che non si arrossisce della schiavitù e servizio di Gesù Cristo, e che si rinuncia alla funesta schiavitù del mondo, del peccato e del demonio.
3) Per garantirsi e preservarsi dalle catene del peccato e del demonio. Bisogna infatti portare o catene d’iniquità o catene di carità e di salvezza16.
[240] Mio caro fratello! Spezziamo le catene dei peccati e dei peccatori, del mondo e dei mondani, del diavolo e dei suoi satelliti. Respingiamo lontano da noi il loro giogo funesto: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami”17. “Mettiamo i nostri piedi, mi servo delle parole dello Spirito Santo, nei suoi ceppi gloriosi e il nostro collo nelle sue catene”18.
Curviamo il dorso e portiamo la Sapienza, che è Gesù Cristo, né ci rincresca di essere stretti nelle sue catene: “Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi, il collo nella sua catena. Piega la tua spalla e portala, non disdegnare i suoi legami”19. Nota che prima di pronunciare le parole surriferite, lo Spirito Santo prepara l’anima a non respingere il suo importante consiglio, e le dice: “Ascolta, figlio, e accetta il mio parere; non rigettare il mio consiglio”20.
[241] Permetti, dunque, amico carissimo, che io mi unisca allo Spirito Santo, per darti il medesimo consiglio: “Le sue catene sono legami di salvezza”21. Dalla croce Gesù Cristo deve attirare tutto a sé, per amore o per forza.
Attirerà i reprobi con le catene dei loro peccati, per incatenarli alla sua ira eterna e alla sua giustizia vendicatrice, come forzati e demoni. Attirerà, invece con catene di carità i predestinati, soprattutto in questi ultimi tempi: “Attirerò tutti a me”22. “Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore”23
.[242] Questi schiavi d’amore di Gesù Cristo, questi incatenati di Gesù Cristo24, possono portare le loro catene o al collo, o alle braccia, o ai fianchi, o ai piedi. Il Padre Vincenzo Caraffa, settimo Generale della Compagnia di Gesù, morto in odore di santità nel 1643, portava, in segno della sua servitù, un cerchio di ferro ai piedi e si diceva spiacente di non poter trascinare pubblicamente la catena.
La Madre Agnese di Gesù, già da noi ricordata, portava una catena di ferro intorno alla vita. Altri l’hanno tenuta al collo in penitenza delle collane di perle da essi portate nel mondo, ed altri alle braccia per ricordarsi durante i lavori manuali di essere schiavi di Gesù Cristo.
NOTE:
1 Mt 23,23.
2 Cf S. FRANCESCO Dl SALES, Trattenimenti spirituali, 1.
3 Mt 5,16.
4 S. GREGORIO MAGNO, Hom. 2 in Evang., n. 1, PL 76, 1115.
5 Nel 1899, a Ottawa (Canada), Mons. Duhamel istituisce la prima Confraternita di Maria Regina dei cuori. Nel 1913, Pio X dichiara Arciconfraternita la sede di Roma. Il 16.7.1955, la S. Sede dichiara propriae le due distinte associazioni per i fedeli e i sacerdoti, e il 5.7.1956 ne approva i nuovi statuti. La direzione generale è a Roma, Viale dei Monfortani, 65.
6 Cf VD 78-79.
7 S. BERNARDO, PL 184, 490 B.
8 Lc 18,41.
9 S. AGOSTINO, PL 33, 885.
10 Cf VD 216 e 266.
11 Ap 12,1.
12 Testo latino: “Dignare me laudare te, Virgo sacrata, da mihi virtutem contra hostes tuos”.
13 In pratica, nelle Associazioni monfortane si sostituisce la catenina con la medaglia di “Maria Regina dei cuori”.
14 Ef 3,1; Rm 1,9.
15 Os 4,11.
16 Testo latino: “Vincula peccatorum… In vinculo charitatis”.
17 Sal 2,3. Cf PI.
18 Sir 6,25.
19 Sir 6,26.
20 Sir 6,24.
21 Sir 6,31 (secondo la Volgata).
22 Gv 12,32.
23 Os 11,4.
24 Cf Ef 3,1: Vincti Christi.